mercoledì 2 gennaio 2008

CIAO A TUTTI
IL BLOG E' STATO SPOSTATO A QUESTO INDIRIZZO

http://thescarfaceblog.wordpress.com

CIAO A TUTTI

venerdì 28 dicembre 2007


ATTENZIONE!!!

QUESTO BLOG VERRA' CHIUSO PER LA

CREAZIONE DI UNO NUOVO !!!

LO STIPENDIO (parte 2)


Mi domandavo a quanto ammonta lo stipendio medio italiano?
Ma lo sanno i nostri politici?
Sono sicuro che lo sappiano ma non lo vogliono dire, perchè parlano di stipendio medio italiano, senza mai quantificarlo in soldi.

Ecco la cifra media
800 - 900 Euro Mensili

Hai letto bene, questa è la cifra che nessuno cita mai, considera che corrisponde ad 1/10 di quello che si beccano quelli che voi, scaldati, andate a votare.
L'Italia fa schifo con Prodi e andrà male anche con Berlusconi, adesso ti chiedono un euro, dopo chissà che non faccia un prelievo sul conto corrente, come qualcuno aveva già fatto.
Se credete che la soluzione stia in questi politici (destra, centro e sinistra) vi sbagliate di grosso., questa è gente che vive nel lusso (compresi quelli di sinistra), ha tutti i comfort, e molti di essi fanno dell'altro.
Come fa sta gente a mettersi nei panni di coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese?
Ehi guarda, un asino che vola!
Vai a votare.

Vogliamo gente giovane
ragazzi con veri ideali.

andate a lavorare....
Mafiosi....

domenica 23 dicembre 2007

IMMIGRATO IN REGOLA


Un ringraziamento a Pasqualini Massimo

sabato 22 dicembre 2007

LO STIPENDIO (parte 1)

C'è un settore economico in cui l'Italia non ha rivali in Europa , sono gli stipendi dei deputati al Parlamento europeo.
L'Europarlamento aveva difeso questo sistema come un mezzo per bilanciare i deputati che guadagnavano di più con quelli che avevano uno stipendio minore.
I vari governi sono d'accordo nel modificare questo meccanismo, ma spetta agli eurodeputati approvare le modifiche e finora hanno sempre rifiutato di perdere i propri privilegi. Ma con la crisi iniziata con i voti contrari di Francia e Olanda alla Costituzione europea, potrebbe diventare difficile questa volta rifiutare l'approvazione. Lo rivela il quotidiano inglese «Times» in un articolo di Anthony Browne secondo il quale gli «extra» degli eurodeputati sono agli sgoccioli.
La questione dello stipendio degli europarlamentari è oggetto di un confronto che più in generale abbraccia la questione dello Statuto del Parlamento europeo. In questo contesto si sta ragionando sull'ipotesi di fissare in 7 mila euro lordi lo stipendio lordo a cui aggiungere un rimborso per viaggi, missioni e assistenti basato sulle spese effettivamente sostenute e con un rimborso forfettario per tutte le altre voci. Nella proposta della presidenza di turno della Ue, quella del Lussemburgo, si prevede inoltre che i contributi pensionistici siano a carico del Parlamento europeo e siano gli eurodeputati ad accollarsi un terzo delle spese mediche e assicurative. E' tuttavia prevista una fase transitoria d due legislature durante le quali i singoli Stati membri possono scegliere di mantenere l'attuale sistema di stipendio legato a quello dei parlamentari nazionali.
L'aggancio delle retribuzioni a quelle dei parlamentari dei rispettivi Paesi di provenienza fa sì che alcuni eurodeputati ricevano attualmente dodici mensilità, alcuni tredici e altri quattordici. Per uniformare i salari, si è scelto di riportare i guadagni annuali secondo i dati pubblicati da Times. Ne risulta che un eurodeputato italiano percepisce in un mese (12.007,03 euro) quasi quanto un lèttone prende in un anno.

CLASSIFICA

Italia 144.084,36 euro
Austria 106.583 euro
Olanda 86.125 euro
Germania 84.108 euro
Irlanda 82.065 euro
Gran Bretagna 81.600 euro
Belgio 72.017 euro
Danimarca 69.264 euro
Grecia 68.575 euro
Lussemburgo 66.432 euro
Francia 62.779 euro
Finlandia 59.640 euro
Svezia 57.000 euro
Slovenia 50.400 euro
Cipro 48.960 euro
Portogallo 41.387 euro
Spagna 35.052 euro
Slovacchia 25.920 euro
Rep. Ceca 24.180 euro
Estonia 23.064 euro
Malta 15.768 euro
Lituania 14.196 euro
Lettonia 12.900 euro
Ungheria 9.132 euro
Polonia 7.370 euro

domenica 16 dicembre 2007

Responsabilità medica e sanitaria


Perchè scrivere di responsabilità medica ?

Sono da 30mila a 35mila in un anno, circa 90 al giorno, le vittime della malasanità in Italia.
Gli errori in corsia farebbero più vittime degli incidenti stradali, dell'infarto e di molti tumori.
A guidare la classifica dei reparti più rischio c'è la sala operatoria, seguita dai dipartimenti degenza e urgenza e dall'ambulatorio.

I costi annuali degli errori medici sono stati stimati in 10 miliardi di euro (pari all'1% del Pil).
Per tali ragioni l’Avv. Nicola Todeschini è impegnato nel campo della responsabilità medica sia sotto il profilo dottrinale, quale membro del Gruppo di Ricerca (Responsabile Ufficio Legale) in Scienze Medico-Legali della Università degli Studi di Siena (Prof. Cosimo Loré), (la notizia dal Quindicinale), responsabile del Centro di Studio per la Difesa del Malato nonchè reerente del Tribunale per i diritti del Malato, che pratico, giacchè assiste, su tutto il territorio nazionale (attualmente: Conegliano, Treviso, Vittorio Veneto, Montebelluna, Pordenone, Trieste, Padova, Vicenza, Verona, Rovigo, Belluno, Cagliari, Ferrara, Bologna, Roma, Milano, Como, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Palermo, Napoli, Brescia, Bergamo, Castlfranco), ed all’estero (Germania, Austria, Francia), coadiuvato da esperti medici legali, Malati che siano stati danneggiati dall’errore medico o più in generale coinvolti in casi di Malsanità.
L'augurio è che i saggi qui presentati siano utili ad accrescere la coscienza del Malato circa i propri diritti e a sottolineare quanto la responsabilità professionale sanitaria sia ormai un'area specifica della responsabilità civile ove anche regole di consistente importanza trovano occasione di parziale deroga stimolando al continuo approfondimento anche un avvocato specializzato nella trattazione dei casi di responsabilità.
Indagini di anestesisti e giornali specializzati: il 50% dei decessi si poteva evitare.
Un dato e un convegno che fanno già discutere. Gli errori in medicina causano più vittime degli incidenti stradali, dell'infarto e di molti tumori. Si stima che siano 90 i morti al giorno in Italia per sbagli commessi dai medici, scambi di farmaci, dosaggi errati, sviste in sala operatoria.
I dati sono piuttosto vari, oscillano fra i 14 mila (secondo l'Associazione degli anestesisti) e i 50 mila decessi (secondo Assinform, editore di riviste specializzate nel settore del rischio nel campo della sanità) ogni anno solo nel nostro Paese: il 50% si sarebbe potuto evitare. E 320 mila persone subiscono un danno, con un costo pari all'1% del Pil, ben dieci miliardi di euro l'anno. Su questo bollettino pesante si confronteranno esperti, medici, rappresentanti di istituzioni e pazienti durante la prima Consensus Conference sul Risk Management in sanitá, il 23 settembre nella sede della Guardia di Finanza di Ostia a Roma. Obiettivo, costituire l'Osservatorio sui rischi sanitari e il database nazionale degli errori medici, ancora assenti in Italia.
Gli interventi di contenimento del rischi in sanitá - afferma Cesare Cursi, sottosegretario alla Salute, durante la presentazione dell'iniziativa - devono interessare tutte le aree in cui l'errore si può manifestare durante il percorso clinico di diagnosi, cura e assistenza al paziente». Un primo rapporto sugli sbagli in ospedale è stato realizzato dalla Commissione tecnica sul rischio clinico, istituita dal ministero della Salute. Il maggior numero di errori si commette in sala operatoria (32%), nei reparti di degenza (28%), nel dipartimento d' urgenza (22%) e in ambulatorio (18%). Le quattro specializzazioni più a rischio sono ortopedia e traumatologia (16,5%), oncologia (13%), ostetricia e ginecologia (10,8%) e chirurgia generale (10,6%).
Inoltre le cause pendenti nei confronti dei medici per presunti errori sono fra le 15 mila e le 12 mila l'anno, anche se si stima che i 2/3 dei sanitari vengano alla fine assolti. La richiesta di risarcimento danni (secondo i dati Ania, l'associazione che rappresenta le imprese assicuratrici) ammonta a 2,4 miliardi di euro l'anno.
Nessuno può sapere con certezza quante sono le cause, si tratta solo di stime - ha spiegato Maurizio Maggiorotti, presidente dell'Amami, l'associazione dei medici accusati di malpractice (i cosiddetti errori medici)ingiustamente, commentando i dati che indicano 90 morti al giorno per errori in Italia - perchè tutte le denunce finiscono nel calderone degli omicidi e lesioni colpose, come i morti sulle strade. L'associazione ha chiesto inutilmente ai presidenti dei tribunali di estrapolare questi dati». Ma in questo campo tutto è nebuloso. Ogni tipo di richiesta di risarcimento segue strade diverse, penali, civile o extragiudiziaria. «Si stima - ha aggiunto Maggiorotti - che i 2/3 siano assolti, secondo una valutazione personale da parte dei magistrati».
Dubbi sull'indagine vengono paradossalmente anche dal ministro della Salute Gerolamo Sirchia che con il suo ministero è stato il promotore dell'iniziativa dell'Osservatorio sui rischi sanitari. Per Livia Turco le stime sugli errori medici sono «esagerate».
Purtroppo il rischio in medicina non sarà mai zero ma con il nostro impegno deve diventare prossimo allo zero attraverso sistemi di gestione che assicurano la qualità delle prestazioni.


giovedì 13 dicembre 2007

L'ITALIA


Donne, uomini, famiglie che fino a ieri avevano una vita più che dignitosa travolti improvvisamente dall'economia dell'euro.

E ogni anno quasi 200 mila piccole imprese strozzate dall'usura.

Poveri, in senso stretto: indigenti, non solo economicamente, ma nuovi, perché fino a ieri capaci di sopravvivere più che dignitosamente.

Donne, uomini, famiglie travolti d'improvviso dall'economia in euro e dalla soglia della quadratura dei conti, che altrettanto repentinamente diventa impossibile da raggiungere.

Nuovi poveri, appunto. Gente comune, vittime di una guerra silenziosa e dolorosa, che si combatte ogni giorno fra le mura domestiche.

Cittadini senza più diritto alla sussistenza: soli con il dovere di non arrendersi. Storie che non fanno nemmeno notizia, perse nelle pieghe dell'indifferenza, tanto più a Nord, dove si consuma ricchezza e si produce marginalità come se fosse uno scarto del marchio di fabbrica.

Addirittura peggio nel «mitico» Nord Est che nessuno ha più voglia di guardare dritto negli occhi, quando lo specchio virtuale delle statistiche restituisce bagliori di agonia sociale.
Padova «capitale» dell'usura, monopolizzata della malavita, Milano metropoli del credito al consumo che stritola peggio di un cravattaio o Roma città aperta dove si finisce a dormire dentro l'auto. Testimonianza crude, come l'operaio padano che
versa tutti i risparmi alla banca della Lega Nord che li brucia senza pietà; come il 52enne senza la minima speranza di essere «ammortizzato» nel mercato del lavoro; come la signora di Ostia per cui i 35 euro del telefono sono diventati un lusso.
Questo e molto altro racconta il libro di Giampiero Beltotto e Giancarlo Giojelli (Nuovi poveri, Piemme, pagine 206, euro 12,90) con il taglio giornalistico dell'inchiesta sul campo senza preoccuparsi dell'assenza di telecamere Rai al seguito. Una lettura che dovrebbe far riflettere anche a sinistra, se non si vuol rimuovere la «questione sociale». Certo, sono pagine intinte nella sensibilità cattolica. Eppure racchiudono testimonianze emblematiche, aggiornano (non solo numericamente) i rapporti ufficiali, schiudono un altro punto di vista sull'Italia con un piede nell'Europa e l'altro nella fossa.
Nuovi poveri, vecchia ideologia? Forse, vale la pena misurarsi con questa specie di impietosa fotografia. «Un tempo erano chiesa, politica, sindac
ati a dover leggere la realtà, a dare risposte. Ora resta l'individuo. Sempre più individuo. Si attesta sulla sua persona, cerca di destreggiarsi fra dolore e soddisfazione. La persona che prima non era tanto presa in considerazione diventa il metro di paragone» ammonisce Nicola A. De Carlo, docente di Psicologia del lavoro all'Università di Padova.
E il sociologo Mauro Niero della Facoltà di Scienza della formazione di Verona sottolinea: «La gravità di nuovi fattori di povertà in una situazione di welfare stat
e in ritiro sarà tanto maggiore quanto più le solidarietà (fra lavoratori o cittadini), che l'hanno generato, non avranno possibilità di replicarsi».
Intanto i nuovi poveri arricchiscono il bisogno di atten
zione. Non c'è più la punta dell'iceberg della «quarta settimana». L'Adusbef, associazione per la difesa dei consumatori, suona il campanello d'allarme: negli ultimi sei anni, in media ogni italiano ha accumulato 7.735 euro di debito e ogni famiglia supera quota 21 mila. Addirittura l'Istat indica che su 10 milioni di minorenni ben 1,7 vivono in una situazione di grave indigenza: il 73,2% è concentrato al Sud. Un cortocircuito che non lascia dubbi sul futuro...
E non basta, perché paradossalmente l'Italia gioca con la sua povertà. Legalmente o nei canali clandestini la cifra in gioco è 25 miliardi all'anno. Equivale al 2% del prodotto interno lordo. Un tesorone incassato dallo stato con slot machine (10 miliardi) e lotto (altri 7); più 1.500 milioni di euro che arrivano dalle lotterie nazionali e circa altre
ttanti dal bingo e dai gratta e vinci. Soltanto il Casinò di Venezia assicura un gettito di 190 milioni di euro, cifra che sfiora un quarto del bilancio comunale. Il gioco è una forma di tassazione indiretta, per di più a carico soprattutto dei «meno abbienti» che si affidano al colpo di fortuna. Siamo un popolo di giocatori che non fa molto caso all'impatto sociale: 700 mila «compulsivi» e tre milioni di «borderline».
Di qui alla povertà oscillante il passo è davvero breve. Sono 14 milioni gli italiani compresi fra la categoria statistica degli indigenti «puri» o che apparten
gono alle famiglie pericolosamente vicine alla soglia di povertà.
Nuovi poveri si diventa. Ogni anno 40 mila pi
ccole imprese e attività artigianali più 150 mila commercianti falliscono per... usura. Una «nicchia» del sistema Italia che muove 12-13 miliardi di euro, pari ad una normale manovra finanziaria del governo. È l'economia sommersa, tutt'altro che new. La Banca d'Italia a gennaio 2006 ha rilevato l'aumento del 7,7% delle diverse forme di credito al consumo: rate che magari non si riescono a pagare, spesso nemmeno ricorrendo ai normali circuiti del credito.
E, da poveri, si finisce con il perdere anche la casa. L'Unione Inquilini contabilizza nel 2005 per le grandi città l'aumento del 150% degli sfratti, accompagnato dal più 220% delle richieste. Del resto, ormai l'80% è stato eseguito per morosità. Manca
no i soldi dell'affitto e si è costretti a dormire dentro la vecchia utilitaria.
Avvertono nell'introduzione Beltotto e Giojelli: «Qui si tratta di poveri che non troverete in nessun elenco ufficiale. Quelli che non hanno visibilità. Non sono stati colpiti da malattie alla moda e non hanno alcun sindacato a difenderli. Una povertà che i direttori di banca conoscono bene. È la mafia che revoca improvvisamente il fido. E allora si ricorre al debito, all'acquisto a rate, all'usura». Nuovi poveri, appunto.

Chi se ne preoccupa????